e il sogno ti portò via…..

Un’estate fa – Delta V

vivere e non vivere che differenza fa.. che differenza fa una latitudine.. un cerchio alla testa e vuoi tornare di corsa a casa .. verso il tuo cielo, il tuo vento, dove l’anima si disseta nonostante gli insulti tuoi miei loro.. verso parole non tue.. ma di rigetto di riflesso.. così un sogno. un anarchia folle ti porta a casa in un treno modernissimo (per me) con la prima classe fresca e ossigenata ed io in seconda classe elegante anch’essa.. ma dove si “muore” letteralmente di caldo .. senza ossigeno… stai per scoppiare.. implorarti.. esplodere dalla malcelata mancanza di ossigeno e non puoi neanche aprire un finestrino… una tortura.. il cielo così distante da uccidere qualsiasi sogno notturno e diurno.. e allora è anche normale direi, arrabbiarsi.. inkazzarsi.. naturale.. biologico.. e arrivi sfinito così stanco e assetato d’aria e di tutto che non guardi niente intorno a te.. sì prendi finalmente un sorso di arancio fresco.. ti disseti.. mangi come un affamato… l’assenza di ossigeno può fare questi scherzi.. e cominci a camminare.. le gambe.. sempre immobilizzate sul treno.. camminano zoppicanti e stanchissime di primo mattino.. piove.. e la cittè .. è la stessa di venti anni prima.. solo con molte meno persone.. sembra vuota rispetto a quella che ricordavo… le insegne le stesse.. le persone però gentili cosa che avevo notato anche lo stesso tantissimi anni fa.. mi viene ad accogliere un amico conosciuto tramite questi mezzi tecnologici come il telefono.. la voce ed il volto suadenti e carina una persona gentile.. io nel frattempo mi sento di dimostrare novant’anni portati malissimo.. mangio affamata per tutto il tempo. non ho tempo di parlare neanche… la fretta mia di assetarmi e mangiare è così come un profugo.. navigo nell’aria bagnata di pioggia… la cittè  non mi piace.. lo ammetto.. m’infilo su un autobus.. e mentre viaggiavo nel treno.. ricordavo il mare davanti casa.. le mie piantine.. Wisky che dorme.. e poche altre cose lasciate lì e lè  … senza importanza alcuna… a volte un “sogno” ti porta lontano .. un altro trancio di pizza voglio un altro trancio di pizza.. ancora succo di arancio ed un altro caffè… in un bar elegante un tortino sacher .. mi rendo conto di non dire una sola parola.. penso ai miei ricci in testa.. arricciati e gonfi.. respiro.. un po’.. faccio tutto da sola.. come ogni cosa in realtè .. e chiedo all’astante.. non più amico.. non più essere umano.. comunque.. chiedo cosa fai tu oggi? … mi risponde che ha da fare.. bè.. dico tra me e me … normale.. io prendo la palla al balzo… torno nella mia cittè .. di corsa.. di corsa.. zoppicante ma un po’ più contenta… il treno tutto bianco e a forma di freccia è lì che aspetta.. parte in poco tempo. entro.. saluto arrivederci.. un saluto amaro.. di quelli che ti fanno sentir male .. dentro.. male dentro.. avevo sognato.. mah.. il gioco è bello quando dura poco pochissimo.. per me.. una mia cara amica.. mi ha insegnato proprio questo… se hai dei dubbi… vai a vedere.. e non ho visto.. ho visto.. ho visto me.. sognatrice e fuori fuori tempo..

intanto sono tornata.. solite facce solita gente.. ed io inkazzata.. con un pezzo di pizza in mano come se avessi 5 anni ancora.. torno nella via di casa dopo essermi goduta il rientro dal treno e poter vedere la mia cittè  .. e così.. eccomi qui.. a tippettare.. come se violini suonassero solo per me .. le auto le stesse? che siano le stesse? come in un fumetto? come in un sogno.. giè  sognato..

torno, mi addormento per 13 ore.. mi sveglio prima dell’alba.. mi accendo una sigaretta… un altra.. cerchi di fumo al buio giocano tra loro … pensieri giè  si accavallano… filosofie.. religioni… paura di vivere e di morire.. mi alzo con difficoltè  verso la cucina.. mi preparo lentamente un caffè, e ieri così vicino e importante per me.. è giè  lontano ed io.. di nuovo a casa.. con un anno di più…

smilingdog